Informatica e spiritualità di solito fanno a botte.
Avvicinare l’arte meticolosa e meditativa dei mandala al computer suona come un’eresia, così come accostare l’idea della conoscenza di sé all’utilizzo del disegno CAD sembra nel migliore dei casi una cavolata, nel peggiore un’offesa.
Eppure (magari lo sapete già) la mia formazione scolastica è di natura tecnica e spesso mi accade di fare uso di mezzi informatici per molte delle mie ricerche. Come fa ad andar d’accordo il computer con il mio modo di vivere la meditazione, la ricerca e anche la cura di anima e corpo? Oggi vorrei raccontarlo a completamento di quel che a volte mostro nelle dirette e nei lavori online, quando disegno sigilli e geometrie sullo schermo.
Quante cose vedo… e poi?
Con il fatto di dover ovviare all’incapacità di riconoscere i volti (se questa cosa vi giunge nuova, potete leggere la mia breve presentazione), ho imparato fin da piccola a scorgere le geometrie e lasciarmene affascinare, tanto persone quanto negli elementi naturali. Passare dall’osservare all’aver voglia di disegnare le cose splendide che vedevo è stato naturale, una sorta di conseguenza del mio modo di interagire e conoscere.
Non fosse che di disegnare io proprio non sono capace. No, non è falsa modestia o scarsa considerazione di me stessa: il fatto è che proprio non ho manualità, zero assoluto. Chissà come riesco sempre a fare pasticci, rompere stoviglie, inceppare cerniere e serrature, rovesciare liquidi, annodare tutto, sbavare e sporcare il foglio, spiegazzare, graffiare, urtare. Non sono coordinata, non ho senso del ritmo e dell’equilibrio, men che meno dell’orientamento e della distanza: insomma, come premesse non erano proprio le migliori per realizzare disegni delicati, complessi e magici come sono le geometrie della Terra.
Credo che tutti noi conosciamo la frustrazione del non trovare una via per portare nel mondo la meraviglia che sentiamo dentro.
Credo sia un passaggio obbligato. A volte non ci sono ponti già costruiti per rendere visibile anche agli altri la bellezza che abbiamo la fortuna di scorgere. Per i ricordi che sentiamo dentro sembriamo non trovare forma e nomi efficaci per poterli condividere. Per i sogni e le storie che vorremmo diffondere a volte non siamo subito in grado di creare accoglienza e spazio per nascere.
Sarà magari anche questo accumularsi di richiami e nostalgia che negli anni mi ha avvicinata alle potenzialità del mondo digitale, dell’informatica e dei computer? Certo un ruolo lo ha giocato, visto che ricordo ancora la felicità con cui ho stampato il mio primo disegno digitale!
Si – Può – Fare!!!
Che fatica convincere mamma e papà a comperarmi un computer! Negli anni ’90 (almeno a casa mia) era roba da nerd, costosa e complicata, che incuteva anche un po’ di timore. E se poi non lo sai usare? E se poi lo rompi? E se poi ti morde? Fortuna che con mamma e papà la spuntavo quasi sempre, così alla fine ecco un computer tutto mio! E in effetti non ci ho capito nulla: l’ho impallato, rotto e smontato proprio come nei peggiori incubi dei miei.
Però con il tempo l’ho anche aggiustato, ricostruito e pian piano addomesticato. Nel giro di pochi mesi avevo imparato a disegnare sul foglio elettronico (con Paint), a montare e modificare scritte e colori (con Paint Shop Pro) a tracciare linee e disegni, finalmente senza le solite sbavature e ditate! Con l’utilizzo del computer il mio mondo invisibile trovava pian piano traduzione, fessure sempre più invitanti per sconfinare nella materia, per farsi intravedere non più da me soltanto.
Quando ho stampato la tesina di terza media con le sue scritte allineate in Word e le sue belle immagini digitali, mi sono sentita (senza esagerare) di poter tutto sommato vivere anche io nella materia. Avevo trovato almeno uno strumento adatto, un punto di contatto attraverso cui esprimere e dar forma alla mia realtà.
Avanti veloce, arriviamo ad oggi
Ora non immaginiamoci che l’informatica sia stato il mio solo mezzo. Ho studiato le geometrie in tutti i canali che mi sono capitati a tiro: le ho disegnate a mano, al computer, le ho ricalcate sul vetro della finestra, le ho colorate con matite, pennarelli, acquerelli, le ho photoshoppate, costruite da zero con squadra e compasso come insegnano nei libri di scuola, copiate dalla natura, sognate, annusate. Insomma, il computer non è stato l’unica via… sarebbe stata una noia mortale altrimenti! Tuttavia ho trovato giusto raccontare, e magari anche un po’ ricapitolare per me stessa, come si inserisce il mondo digitale nell’esplorazione delle geometrie e nella mia personale ricerca.
Perché in effetti è proprio vero: le cose in cui siamo bravi spesso tendiamo a darle per scontate, io almeno lo faccio. Che si tratti di computer, cucina, tele e pennelli, racconti, canzoni, musiche o qualsiasi altro canale. Quando però rendiamo loro il giusto onore e ne facciamo mezzi di scoperta e condivisione, iniziano a donarci una grande, enorme gioia. Così nasce l’idea di disegnare insieme i sigilli geometrici di gruppo: se il computer mi ha aiutata a dare forma alle mie visioni, forse può farlo anche per quelle che viviamo insieme, nel contatto con le geometrie e nelle loro meditazioni.
Chissà… proprio come quando avevo 11 anni!
Non so bene cosa accadrà, ma sento che vale la pena scoprirlo!