In una sera di primavera passeggio da sola. C’è nell’aria profumo di fiori che si schiudono, in lontananza si sente qualcuno che gioca a pallone, sopra di me l’azzurro del cielo s’avvia verso il buio della notte. È ben lungi dall’essere perfetta questa serata: ci sono pensieri, impegni, preoccupazioni, emozioni contrastanti, fatiche… eppure, ecco che si apre un momento magico in me.
Non accade nulla, eppure tutto cambia prospettiva. Ogni cosa appare molto più reale, ma al contempo anche sognante, quasi appartenente ad una diversa vita. Basterebbe quasi un lieve incrinarsi dell’attenzione perché si dissolva questa serata, per riaggregarsi poi in una differente versione di me e del mio mondo nel giro di pochi istanti. Ogni suo elemento ha dietro sé un passato lungo e complesso che lo ha condotto sin qui, lo sostiene invisibile, ne ha fatto una parte ora manifesta di questo momento.
Forse è vero che viviamo in un’illusione, forse somigliamo agli ignari umani di Matrix. Magari siamo come il pulcino nell’uovo e il feto nel ventre della madre: il nostro piccolo mondo ci circonda e finché non lo lasceremo non siamo in grado di immaginare come sarà la vita là fuori. Potremmo essere protagonisti d’un racconto immaginato da chissà quale divinità, narrato come leggenda antica. Potremmo essere affreschi in un’opera d’arte rinascimentale.
Eppure, è reale il sogno notturno? Al risveglio si dissolve, in gran parte dimenticato, e non posso tornarvi o controllarlo con le mie regole. Eppure sì, per me è reale quanto il mondo della veglia. È reale ciò che vivo quando mi tuffo in un romanzo, quando risuono con i versi d’una poesia, quando guardo un film o ascolto una musica che mi spalanca il cuore? Appena chiudo il libro, appena termina la riproduzione, tutto si dissolve, eppure per me la risposta è ancora sì: diviene parte del mio bagaglio, ne rimane traccia nelle mie cellule come nella mia personalità. All’ultima pagina, all’ultima nota, non sarò uguale all’inizio.
E poi, si sta così bene in questo mondo vero e illusorio insieme. Il sentimento e il pensiero qui paiono giungere ad una tregua; la dualità del vivere, della materia e del sogno, non mi fa più soffrire. Qualcosa si scioglie dentro, si arrende a una dimensione più ampia, alla meraviglia. Ecco, si: la meraviglia. Questa è la misteriosa chiave, mi pare di ricordarlo. Non è forse per questo che sono viva? É questo che ho voluto, chiesto e ricevuto in dono: testimoniare la meraviglia.
Come sempre l’avevo scordata, ma sarà per i raggi obliqui del tramonto che fanno dorati i tetti e le vie, o forse per la stanchezza che inonda i pensieri e li rallenta, quasi cullandoli, di nuovo ritrovo la traccia, intravedo la via. Il profumo dello spirito vi aleggia libero, mi guarisce e mi rivive, mi richiama tra i mondi.
So che capisci quello che dico, forse provi sollievo nel leggere frasi che raccontano cose che restano a volte prive di sbocco, impossibili o quasi a condividersi, seppur tanto profonde… forse proprio per questo. Lo vedi, non siamo distanti, quasi per nulla diversi. Nelle tue sere ci sono istanti delle mie, nei tuoi momenti di Ricordo sta sospesa la fragranza che anche per me è Casa.
È imprevedibile dove schiuderà il passaggio domani, come riuscirà a ritrovarci la prossima volta, eppure stiamone certi, non tarderà a ritornare. Per qualche istante allargherà il mondo fino a un passo più in là. Sarà una melodia, la parola di una conversazione, la sfumatura di un colore, lo splendore di un albero o d’un raggio di luce, forse un bacio o la carezza d’un gatto… chissà.