Io nella vita sono stata per tanto tempo una che se ne andava. Il topo nella stiva, che quando c’è una falla è il primo a fuggir via.
È comune e semplice questo meccanismo di gestione del dolore, lo avrete vissuto o incontrato tante volte anche voi: se ci sono problemi, taglia la corda. Quando le cose non filmano lisce, saluta e cambia aria. E se non puoi scappare col corpo, scappa col cuore: chiudi tutto e non far passare il sentimento, come non fossi lì. Dicevo “qualcosa non mi torna qui”; oppure “mi merito di meglio”; o anche “non mi sento al giusto posto”. E via, con la fuga o con l’autocommiserazione.
Poi la vita mi ha proposto diverse situazioni da cui non potevo o -con mia enorme sorpresa- scoprivo di non volermi allontanare, nonostante mi portassero anche al disagio. Guarda caso, tutte situazioni dove era coinvolta una qualche forma d’amore, anzi di Appartenenza. Mi sono scoperta (e continuo a scoprirmi) a non aver convenienza a rimanere in varie situazioni… eppure ad esserne comunque nutrita, sostenuta, condotta a scoprire nuove parti di me. Risorse e forme di coraggio che non credevo d’avere. A sperimentare una frequenza per me in origine davvero sconosciuta: la Lealtà.